Diventare intelligenti non facendo niente

Diventare più intelligenti non facendo niente?!? Si può! Ecco cosa dice la scienza

  • Dott.ssa Federica Parri

"Buone notizie per chi, come me, passa mooolto tempo con la testa fra le nuvole."

Diventare intelligenti non facendo niente

Studi scientifici dimostrano che "la mente, nel divagare, sta svolgendo uno dei suoi compiti fondamentali, quello che gli consente di astrarsi dal contesto nel quale si trova, di fare ipotesi, di ricucire memorie del passato e piani per il futuro."

Siamo in un mondo che non lascia tanto tempo al tempo libero, siamo iperstimolati fin dalla prima infanzia, più per paura di rimanere indietro che per diventare chissà chi.

I bambini hanno attività da svolgere già alla nascita, piscina, massaggi, lingue straniere, attività motorie, … Molti genitori pensano che sia importante dare precocemente delle abilità ai loro figli, perché vedono quanto questa società sia terribilmente competitiva. Hanno paura che se i loro bambini non si armino precocemente saranno mangiati da chi è più bravo o sa più di loro.

In questo modo però ignorano le basi della pedagogia che, invece, ci dice che i bambini devono giocare, e poco più. Attraverso il gioco i bambini imparano, migliorano la loro mobilità ma anche, e soprattutto, rielaborano ciò che gli è successo durante la giornata.

Se i bambini non hanno tempo per rielaborare ciò che succede intorno a loro, questo andrà a discapito del loro apprendimento futuro, cioè saranno bambini che magari proprio nel periodo della scolarizzazione faranno fatica a concentrarsi e a immagazzinare le informazioni.

L'American Academy of Pedriatrics nelle sue linee guida ai pediatri informa sull'importanza dell'attività ludica (2007), mette in risalto il valore del gioco libero come un alleato essenziale per la salute e il benessere dell'infanzia. 

I bambini hanno bisogno soprattutto di tempo di qualità per giocare con la complicità di un ambiente amorevole, figure adulte presenti, disposte ad ascoltare, condividere e ad agire come modello positivo e guida. Il gioco quindi non è un ’mero passatempo' perché contribuisce al benessere di ogni bambino (e ragazzino), da un punto di vista fisico, cognitivo, sociale ed emotivo - affettivo.

Lo stesso trattamento di iperstimolazione che propiniamo ai bambini lo propiniamo a noi stessi, costruendoci delle giornate superintense in cui non abbiamo un momento per pensare.

Capisco benissimo quante cose ci siano da fare in una giornata per un adulto medio, come subisco il fascino anch’io delle tantissime attività che si possono svolgere per piacere, per dovere o per interesse.

D’altra parte è bene sapere che i momenti “Ah-ah!”, gli insight, non ci possono essere se non gli diamo spazio per avvenire.

Nella nostra cultura molto spesso arriviamo al paradosso, così, anche se stiamo male e ci propongono di fare rilassamento o meditazione per rientrare in contatto con noi stessi, valutiamo queste attività come l’ennesima cosa da fare nella nostra incasinata giornata invece che come momenti di relax. Molto spesso si arriva ad un livello di stress tale che anche il pensare a come rallentare diventa una cosa in più da fare che non trova spazio nella nostra agenda.

Il vero problema è che se non lasciamo un po’ di tempo alla nostra mente per risposarsi questa non potrà fissare le informazioni che gli abbiamo dato, così come il corpo non può ricostruire i muscoli se non lo ristoriamo dopo un allenamento.

Abbiamo perso l’esperienza della noia, che è la base della creatività. Infatti, solo dal vuoto può emergere qualcosa di nuovo, mentre il pieno non lascia spazio a niente che non ci sia già.

E allora ogni tanto pensiamo a togliere, invece che a mettere; pensiamo al vuoto invece che al pieno; pensiamo all’essere invece che al fare; andiamo in controtendenza in questa società dell’abbondanza!

Scopriremo che abbiamo più idee, capacità di risolvere i problemi e forza di quanto avremmo immaginato. E magari avremo la possibilità di vedere una situazione sotto un altro punto di vista o di riuscire a capire una situazione fino ad allora ambigua semplicemente staccando la spina e lasciando la possibilità di divagare alla nostra mente.

Dott.ssa Federica Parri
Psicologa Psicoterapeuta - Trieste


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