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IL DISTURBO DA ATTACCHI DI PANICO: DALLA SINTOMATOLOGIA ALLA TERAPIA

Attacchi di Panico Trieste

Anna a 27 anni, non riesce più a uscire da casa da sola; l’anno scorso il primo attacco di panico l'ha colta mentre era sull’autobus da sola. Da allora ha avuto paura a prendere l’autobus e, nota, che la paura sta aumentando di giorno in giorno tanto che ha smesso anche di guidare la macchina. Soffriva anche prima ogni tanto di ansia, ma ora comincia a escludere dalla sua vita tutte le situazioni che teme possano provocare gli attacchi di panico. Ha un rapporto molto stretto con il fidanzato, che spesso la accompagna a fare le commissioni quando non se la sente di andare da sola. Ha un buon lavoro e vive ancora in famiglia.

Anna, descrive il primo attacco di panico così: “Ho iniziato a sentirmi confusa e poi ho avvertito un lieve giramento di testa. All’inizio non ci ho prestato molto caso ma pian piano ho sentito che il cuore ha iniziato a battermi sempre più forte e facevo fatica a respirare. Non riuscivo a muovermi, a chiamare aiuto… la testa era completamente annebbiata, la vista era sfuocata, sentivo delle fitte al torace e il braccio sinistro era dolorante. Pensavo fosse un infarto o comunque qualcosa di molto grave. Sono scesa dall’autobus cercando aria. Mi sono accasciata e i passanti mi hanno soccorso e chiamato un’ambulanza. In ospedale mi hanno fatto un elettrocardiogramma ma era tutto normale. Mi hanno detto che non era niente. Ora vivo nella paura costante che possa risuccedere.”.

Tutte le persone che hanno sperimentato gli attacchi di panico li descrivono come Anna, come un’esperienza terribile, spesso improvvisa e inaspettata, almeno la prima volta. Tanti sono finiti al pronto soccorso perché avevano paura di un malore o di un arresto cardiaco e la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.

Ma cosa sono veramente gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico sono episodi d’imprevista e intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi fisici e cognitivi, quali tachicardie, sudorazione improvvisa, tremore incontrollabile, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore. La durata della crisi è relativamente breve, da pochi secondi fino al massimo un’ora. I sintomi psichici dell’attacco sono rappresentati tipicamente da apprensione, paura, terrore, sensazione di morte imminente, timore di perdere il controllo sulle proprie idee e azioni.

L’esperienza è così destabilizzante che la persona si trova ad aver “paura di aver paura”, instillando così la miccia per l’attacco successivo. Succede così che Anna ha così paura di aver un altro attacco di panico che lo crea o si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso, che spesso si porta dietro la cosiddetta "agorafobia", cioè l’ansia riguardante l’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.

Diventa così sempre più difficile uscire da casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente e la persona si trova così a essere schiava della sua paura e più evita le situazioni a rischio più la paura aumenta.

Anna trova nel suo fidanzato il suo angelo custode, lei non se la sente di uscire da sola e lui la accompagna e le presta soccorso in caso di necessità. Quest’atteggiamento è tipico di chi ha un disturbo di panico, costringere tutti o alcuni familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarli mai soli e a scortarli ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere adulti ma vincolati dagli altri, che può condurre a una depressione secondaria.

La psicoterapia negli attacchi di panico

Ormai le persone sanno cos’è un attacco di panico, la maggior parte ha letto almeno un articolo al riguardo o ha amici o parenti che ne hanno sofferto. Prima la persona si rivolge allo specialista prima il disturbo si risolve, più si aspetta più il disturbo si radica e la persona instaura dinamiche che lo portano a star male e più faticose da cambiare.

Per prima cosa il terapeuta valuta se nella vita della persona ci possono essere stati traumi che l’hanno portato a sviluppare un attacco di panico o se il disturbo si è venuto a creare in una personalità ansiosa o in una situazione familiare o di vita non salutare…

In un primo momento il trattamento è rivolto a riconoscere i processi che mantengono i sintomi oggi e principalmente a capire cosa può aggravarli, in altre parole quali pensieri, azioni, comportamenti propri e degli altri stanno alla base del mantenimento del disturbo nel qui-e-ora.

In seguito si va a osservare come l’attacco di panico è solo un meccanismo di allarme di un equilibrio vitale che non è più soddisfacente e inizialmente il lavoro psicoterapeutico è centrato su tematiche che possono sembrare di secondaria importanza rispetto all’intensità del sintomo, ma che piano piano possono permettere alla persona di trovare un nuovo equilibrio nel proprio rapporto con il mondo e di sciogliere lentamente i nodi esistenziali da cui si sentono oppresse, ingabbiate e incastrate.

In questo modo lo psicoterapeuta aiuta il cliente a riorganizzare le risorse psicofisiologiche dell'organismo al fine di una terapia efficace del disturbo da attacchi di panico. I tempi per la remissione dei sintomi cambiano a seconda delle singole persone, ma mediamente il problema migliora visibilmente in una media di dieci sedute, a meno che non sia aggravato da una situazione di ipertiroidismo importante.


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